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fare bilaterali passa anche attra- verso la loro valorizzazione politi- ca, la loro rappresentazione come modelli vincenti e di riferimento.
Quali saranno i principali temi che affronterete?
Oggi le s de che il Paese ha di fronte sono molteplici. Si parte dalle riforme per la moderniz- zazione e per la competitività di sistema, no ad arrivare all’affer- mazione reale del merito e della responsabilità. Ma non possiamo dimenticare la rilegittimazione del ruolo delle classi dirigenti di un Paese che le ha messe in discus- sione, l’affermazione del bene comune, il contrasto alla tendenza alla frammentazione degli interessi ed al rifugio nell’individualismo più spinto.
Che ruolo avrà la CIDA nel Paese?
Il Paese ha bisogno di una diri- genza pubblica e privata impe- gnate in modo sinergico. La CIDA, per la sua storia e per il suo livello di rappresentatività, è chiamata a giocare un ruolo determinante per favorire ed accompagnare questo processo di sintesi osmo- tica in termini di visione, missione e linguaggi. Tutte le battaglie che ci attendono a difesa del nostro status, delle nostre conquiste col- lettive e personali andranno cer- tamente condotte sul piano sinda- cale, contrattuale e giuridico ma saranno perdenti se non accom- pagnate e sostenute da un ricono- scimento e da una legittimazione professionale, etica e sociale.
Come intendete operare?
Il nostro obiettivo centrale sarà quello di riaccreditare il sindacali- smo confederale del management ai tavoli di un auspicabile e virtuo- so dialogo sociale. Se riusciremo in questo ricominceremo a creare valore per le Federazioni e per la categoria: lo faremo dandoci un modello di governance più ade-
guato e funzionale, esaltando il ruolo del Consiglio dei Presidenti, focalizzando l’azione dei Coordi- namenti Regionali verso obiettivi veramente strategici in termini di relazioni istituzionali.
Presidente, lei avrà anche il compito di celebrare un impor- tante anniversario della Confe- derazione.
Si, il 16 ottobre 2016 la CIDA cele- brerà 70 anni di storia: lo faremo esaltandone le radici ma anche dimostrando la nostra capacità di leggere il futuro, di saperlo e volerlo vivere da protagonisti. Viviamo in un Paese che con fatica cerca di darsi una nuova architettura valoriale: attraverso la CIDA vogliamo e dobbiamo essere tra gli architetti di questa ricostruzione che deve essere etica, morale, civile, culturale.
Intervista a
Giorgio Ambrogioni
Presidente CIDA