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gresso CIMO, è scritto che “il medico chirurgo opera secondo scienza e coscienza”.
Appare chiaro che per noi, anche nelle rivendicazioni sindacali, non si può prescindere da questa pe- culiarità della professione.
Le controparti pubbliche, fatte salve alcune aperture del Ministro Lorenzin, che tuttavia non hanno ancora trovato una declinazione concreta, continuano invece a guardare al medico solo come a un “dirigente pubblico”, al quale si possono applicare norme e sanzioni anche su decisioni che riguardano esclusivamente la sfera professionale (come se questa fosse marginale ed accessoria ri- spetto alla funzione gestionale). Le Istituzioni in questo modo di procedere, sono favorite da un atteggiamento di alcuni timorosi che preferiscono non abbandona- re un presente demotivante pre- ferendo un’illusoria stabilità.
Ivan Cavicchi, in uno dei suoi in- terventi sulla stampa, analizza la criticità di alcune strategie messe in atto dai sindacati me- dici e sostiene che occorre ripar- tire dal “lavoro”. Sono d’accordo ma ritengo che questo non sia possibile se non si modi cano gli aspetti normativi che hanno permesso di svalutarlo. Mi rife- risco alla formazione, alle compe- tenze, alla carriera, alle veri che, alla gestione e alla responsabilità. E tutto questo può essere fatto solo partendo da “scienza e co- scienza”. Quindi i sindacati da soli non bastano, è vero. Serve la FNOMCeO, occorrono società scienti che validate ed accredi- tate e soprattutto, non si può con- tinuare a considerare intoccabile l’università.
Sempre Cavicchi sostiene che ab- biamo subito solo scon tte, que- sto è vero se si riferisce alle grandi manifestazioni nelle quali si è cer- cato di far convivere obiettivi ge- nerali con la “questione medica”.
Ci sono però almeno tre questio- ni, che riguardano la peculiarità della professione medica, sulle quali nell’ultimo anno le richieste dei medici sono state recepite dalle istituzioni, anche se ancora non concluse:
- L’esclusione dal ruolo unico del- la dirigenza delle Regioni.
- L’approvazione da parte della Camera della legge sulla colpa professionale
- L’accordo di venerdì (inimmagi- nabile senza l’azione di contra- sto dei sindacati).
Noi riteniamo che la ragione di es- sere del sindacalismo autonomo di una categoria che ha una sua identità precisa da difendere, sia nel perseguire il riconoscimento della speci cità della professione medica, perché solo da questo può discendere la possibilità di recuperare ruolo e retribuzione. Questa riteniamo sia la strada da perseguire e per far questo oc- corre una stretta collaborazione tra Ordini e sindacati, ognuno nel suo ruolo, ma uniti dall’obbiettivo di identi care la tipologia di la- voro richiesto oggi al medico, con quali modalità e con quale remu- nerazione, non certo tornando al passato, ma guardando con  du- cia al futuro. Nel manifesto della mobilitazione abbiamo scritto che vogliamo “valorizzare il ruolo del medico come interlocutore isti- tuzionale”, questo vuol dire che dobbiamo essere in grado di pro- durre una proposta concreta sulla quale aprire il confronto.
Questa è la s da dei prossimi mesi, noi come Federazione CIMO-FESMED ci siamo.
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