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dei LEa ed il DM sugli standard ospedalieri che per la prima volta dà rilievo, accanto agli indicatori quantitativi, ad indicatori quali- tativi sull’ef cacia delle cure, svolta importante per arrivare ad una valutazione clinica e non solo gestionale dei professionisti, ma coerente con il PNE che I’aGENaS ha implementato.
è stata fonte di soddisfazione per CIMO constatare che il rapporto OCSE presentato a gennaio scorso indicava tra le azioni di intervento da attuare nella sanità italiana quelli sulla qualità e l’ef cacia delle cure e sulla formazione e valutazione delle competenze dei medici.
Esistono ombre relative ai ritardi nell’applicazione delle previsioni del Patto ed ai tagli alle Regioni che, pur non riguardando diret- tamente la sanità, potranno avere ricadute anche sui fondi sanitari regionali essendo troppo facile per le giunte regionali andare ad incidere sui servizi invece che
sugli sprechi e sulle clientele che continuano ad alimentare corruzione e bruciare milioni di euro. Il percorso è indicato e se esiste la volontà comune, il Patto per la Salute potrà essere attuato, compresa la spinta innovatrice prevista dall’art. 22 che sta incontrando ostacoli proprio da parte di chi teme il cambiamento e non vuole rinunciare a situazioni di privilegio.
è vero che i contratti saranno fermi ancora per un anno, ma almeno non ci sono più il blocco delle pro- gressioni economiche ed il tetto ai trattamenti individuali, ma soprat- tutto si sono create le condizioni perché il prossimo contratto possa restituire valore alla professione medica e ricreare una carriera che la riforma dirigenziale degli anni ‘90 ha distrutto, appiattendo tutti su un unico livello.
Se si riuscirà a cambiare, i medici non rimpiangeranno un contratto che alle regole attuali non porta soldi ma solo norme ulteriormente
penalizzanti; si potrà, infatti, avere un contratto che norma il lavoro del medico negli ospedali e nelle strutture territoriali e non il trasferimento di un contratto costruito su una dirigenza gestionale-amministrativa.
La delega Madia ha infatti escluso i Medici dal ruolo unico della di- rigenza regionale modi cando quanto previsto dalla riforma di Brunetta. è stata una grande vit- toria di CIMO, ottenuta dopo una campagna di due anni tesa a dimostrare che i medici non pos- sono essere omologati in una di- rigenza indistinta che ha trovato ascolto in particolare nel ministro Lorenzin.
adesso però occorre completare l’opera con la ride nizione del ruolo giuridico del medico modi cando l’art. 15 della 229 che è la causa della perdita di identità e di reale progressione economica. Lo strumento base esiste: se l’art. 22 del Patto della Salute sarà opportunamente integrato con la riforma Madia si potrà arrivare ad una modi ca dello stato giuridico, che consenta al medico di tornare ad essere un professionista remunerato e valutato per le sue capacità professionali, non escludendo il possesso di competenze organizzative e formative per concretizzare il governo clinico. La questione non è più rinviabile pena il collasso del sistema. La sanità di oggi non è più quella di 10-20 anni fa, l’esplosione della tecnologia, nuove terapie e modelli di trattamento delle malattie rendono pericolosi prima che antieconomici molti piccoli ospedali ancora attivi sul territorio nazionale.
è esplosa, favorita dall’assenza di interventi normativi che dessero attuazione alla L. 42/99, la questione delle 22 professioni sanitarie che rischia di provocare fratture tra chi invece collabora
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