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sulla medicina difensiva questa non è una buona locazione delle risorse, è uno spreco. attualmente ci sono dei con itti di interesse. Per esempio in molte aziende ospedaliere esiste una franchigia:  no a 150/200 mila euro l’azienda sanitaria paga comunque anche se assicurata, quindi è tutto interesse dell’assicuratore far rientrare il danno in quella categoria per non dover erogare il denaro direttamente. Se la torta del risarcimento non viene ripartita secondo logiche di ef cienze e di giustizia, gli attori saranno sempre coinvolti in una logica antagonistica cioè il medico contro il paziente, il paziente contro la struttura, il danneggiato contro l’assicuratore e così via. Tutti questi problemi sarebbero superati da un sistema no blame, che non mi sono inventato io. Il no blame è adottato anche in altri paesi europei avanzati, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia, Galles. Per esempio nei paesi scandinavi il costo amministrativo per la gestione delle richieste di risarcimento è di 705 euro, da noi è di 15.000 euro per ogni parte coinvolta, perché noi ci rivolgiamo costantemente alla giustizia. Nel sistema no blame, invece, i pazienti non sono costretti in prima battuta ad andare in tribunale, devono cercare un accordo extragiudiziale. Il paziente non deve assumere legali, si creano dei panel a livello regionale o macroregionale anche nelle aziende. Il paziente può venire accompagnato se vuole da un avvocato, ma non è obbligatorio farlo e in base a questo si capitalizzano le informazioni rac- colte per migliorare la sicurezza. Teniamo conto che, secondo i dati che abbiamo visto prima, il 98% delle denunce  nisce poi nell’assoluzione del medico ma il processo comporta costi notevoli e grande stress a chi è sottoposto a questo tipo di procedimento.
Se il nostro interesse principale è quello di far sì che il paziente abbia un risarcimento in tempi ragionevoli, che il medico possa operare in condizioni di maggior serenità e che ci sia anche un risparmio per le  nanze pubbliche, direi che questo sistema del no blame adottato in quei paesi funziona. Io, paziente, mi rivolgo all’ente pubblico e l’ente pubblico dovrà risarcirmi e il medico così non stipula l’assicurazione. allora qualcuno dirà: “Ma se il medico commette un errore, quando paga?” Paga con altri mezzi: può essere sospeso dal lavoro per un periodo di tempo più o meno lungo o arrivare  no alla radiazione dall’albo, per casi particolarmente eclatanti, ma almeno così non vive con l’ansia di perdere il proprio patrimonio personale e di far spendere quindi 10 miliardi allo stato perché chiede tac e risonanze inutili. Le cifre sono queste qui: noi abbiamo 10milionidiricoveriogniannoin Italia, 1 miliardo di prestazioni specialistiche e solamente 12.000 sinistri denunciati, che non vuol dire poi danni pagati. Circa un terzo dei sinistri viene poi risarcito, però abbiamo 1 miliardo di premi pagati, sommando quello che pagano gli enti pubblici e quello che pagano i professionisti.
Ed ecco un dato che ho tratto dall’agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che ha come campione il caso dell’Emilia Romagna ma può essere esteso anche al resto di Italia: la media delle liquidazioni, in 3 anni, è stata sotto i 50.000 euro, una sola era sopra un milione e 4 sopra i 500.000. allora voi capite che se anche 6000 di questi sinistri chiedessero un risarcimento di 50.000 euro noi avremmo 300 milioni di euro di esborso totale, praticamente meno di quello che già paghiamo per assicurarci.
Per di più se voi vedete quanti
respoNsabilità professioNale
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